Ragade anale: cos’è, come si cura e si previene 

ragade anale

Per ragade anale si intende una piccola ferita, un’ulcera che si crea nell’ano, e che tende a svilupparsi, creando una serie di problemi e di sintomi dolorosi impossibili da ignorare.

L’ulcera in questione si cera nel canale anale, la parte che termina l’intestino crasso, e dalla quale vengono espulse le feci dal corpo.

Il canale anale è ricoperto da una membrana, che assume il nome di epitelio squamoso. Laddove debba verificarsi una ferita in questa zona, può crearsi una ragade anale. Questo piccolo taglio solitamente è anche molto profondo, e in genere si trova in prossimità dell’orifizio anale.

Le ragadi anali possono essere di due specie:

  • ragadi primarie, quando la causa non è nota;
  • ragadi secondarie, quando la causa è nota.

Si distingue, inoltre, fra ragade acuta, se la lesione dura meno di sei settimane, e cronica, se invece dura di più.

Cerchiamo di capire le cause e come curare questo problema che può diventare molto doloroso.

Le cause delle ragadi anali

La ragade anale secondaria, per definizione, è quella della quale è nota la causa. Le cause in genere possono essere:

  • la stitichezza;
  • la diarrea, che infiamma questa zona;
  • l’igiene ridotta;
  • la costipazione, in quanto le feci dure possono ferire questa zona;
  • malattie dell’intestino come la colite ulcerosa, o come il morbo di Chron, e il cancro all’ano;
  • malattie veneree;
  • gravidanza, specie attorno al terzo mese di gestazione, col rischio che il problema si intensifichi nel corso del parto.

I sintomi delle ragadi anali

Le ragadi anali in genere hanno due sintomi principali:

  • il dolore: la ragade fa provare un forte dolore soprattutto nel momento della defecazione, quando le feci, specie quelle dure, vengono espulse. Per attrito, in questo momento di sente del dolore. In genere la sofferenza che si prova è abbastanza acuta, tanto da indurre il paziente a temere il momento dell’evacuazione.
    In genere il dolore si manifesta in tre diverse fasi, una al momento dell’evacuazione, una nelle ore seguenti.
  • Il sanguinamento. Coloro che soffrono di ragade anale possono notare il riscontro di sangue rosso vivo sulla carta igienica. Di solito invece le feci non sono insanguinate.
    Il problema dell’emorragia è comunque molto contenuto ed in genere non è preoccupante, ma permette di comprendere quando si sia di fronte al problema.

Guarire le ragadi anali

Il problema connesso alla ragade anale consiste nel fatto che in genere in questa zona l’afflusso di sangue è scarso, e questo può causare una cronicizzazione del problema.

Le ragadi anali, in generale, tendono a guarire nell’arco di due settimane.

Sempre in linea di massima non si tratta di una malattia difficile da guarire e il riscontro è in genere positivo.

Se le lesioni non guariscono spontaneamente, è possibile ricorrere a dei farmaci. La terapia viene prescritta dal medico: in genere si tratta di anestetici topici, da applicare direttamente sul taglio, di antidolorifici che ridurre la sensazione di dolore al momento dell’evacuazione, e di trinitroglicerina, che ha lo scopo soprattutto di migliorare il flusso del sangue nella zona interessata dal taglio.

La soluzione chirurgica viene utilizzata solamente quando tutti i rimedi topici precedenti non abbiano avuto successo.

La chirurgia va a coprire con la pelle dello sfintere l’area lesionata. Si tratta di un intervento semplice e la dimissione avviene di solito in giornata.

Non bisogna avere imbarazzo nel rivolgersi al medico se questo problema non passa, in quanto potreste necessitare di un intervento.

Prevenire la ragade anale

Oltre a questi rimedi che si usano una volta che sia comparso il problema, è consigliabile mantenere un’alimentazione corretta e un’igiene locale ottima per evitare la patologia, che è molto dolorosa.

L’inserimento di fibre nell’alimentazione quotidiana, sempre nella giusta quantità, può aiutare a favorire l’espulsione delle feci.